La nostra cultura ci trasmette l’idea che una chiave per affrontare al meglio i problemi è quella di essere freddi, o meglio freddamente razionali. Le emozioni sembrano essere più un impiccio che altro e la razionalità fredda è eretta a paladino della scelta “giusta”.
Le decisione devono veramente essere fredde e razionali per essere “giuste”? Cosa ci dice la scienza?
Vi racconto uno studio di neurologia. Pazienti con lesioni nelle cortecce prefrontali ventromediane mostrano uno stranissimo pattern sintomatico. Nonostante non abbiano deficit evidenti ai test intellettivi o ai test sulle capacità decisionali (nei test in laboratorio risultano nella norma), essi mostrano una marcata incapacità di prendere decisioni appropriate nella vita quotidiana. Fanno fallire le loro imprese, si fanno licenziare, perdono quantità notevoli di soldi in borsa e non imparano mai dagli errori commessi, senza che sia rilevato, dai test specifici, un deficit cognitivo di alcun tipo. Queste persone sono anche caratterizzate da un deficit nell’espressione emotiva: sono piatti, freddi e distaccati, anche quando parlano delle loro vicende private. Incapacità a prendere decisioni vantaggiose per se stessi e deficit dell’espressione emotiva sono quindi collegati!
Appare dunque evidente come “una riduzione dell’emozione può costituire una fonte ugualmente significativa di comportamenti irrazionali. Il legame – contrario all’intuizione – tra assenza di emozione e comportamento distorto può dirci qualcosa sul meccanismo biologico della ragione” (Damasio, 1995, p. 96, “L’errore di Cartesio”).
Le ricerche sui pazienti con lesioni nelle cortecce prefrontali ventromediane ci suggeriscono che i processi decisionali necessitano del substrato corporeo e della traduzione emotiva, affinché possano essere efficaci per la sopravvivenza del sistema umano (Florita, 2011, “L’intreccio”). L’espressione romantica ‘freddamente razionale’ è un malcelato ossimoro, molto più di quanto lo possa essere ‘caldamente razionale’.
Nelle decisioni della vita usate le vostre emozioni. Meglio ancora riconoscetele e usufruitene!
Articolo tratto da “L’errore di Cartesio” di Damasio, e da “L’intreccio” e “Alice, il porcospino e il fenicottero” di Florita.
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