Cos’è il Baby Bust? Così si definisce nei paesi anglosassoni il disastro delle nascite. E’ un termine che nasce dall’esigenza di definire l’importante calo della fertilità e delle nascite. Già prima della pandemia in Italia c’era un tasso di natalità tra i più bassi del mondo. A dicembre del 2020, dopo nove mesi di lockdown, le nascite erano già diminuite del 21,6% rispetto all’anno precedente. Il numero totale dei nuovi nati nel 2020 si attesta attorno ai 408mila, il più basso dall’anno 1861.Insomma le proporzioni attuali del Baby Bust sono senza precedenti e le sue implicazioni sono gravemente sottovalutate.
Il tasso di fertilità mondiale è già sceso di oltre il 50% negli ultimi 50 anni, da 5,1 nascite per donna nel 1964 a 2,4 nel 2018, secondo la Banca mondiale. Nel 2020 negli USA si è avuta la crescita della popolazione più bassa mai registrata, dello 0,35%, al di sotto persino della pandemia influenzale del 1918.
Si prevede che molti paesi, tra cui Italia, Corea del Sud e Giappone, vedranno la loro popolazione diminuire di oltre la metà entro la fine di questo secolo.
Anche la pandemia di coronavirus sta avendo un profondo impatto con un calo provvisorio della fertilità del 5-15% nella maggior parte dei paesi sviluppati. Come accennato prima in Italia la situazione è ancora più grave con una diminuzione delle nascite del 21,6% rispetto al 2019 e il più basso tasso di natalità dall’unificazione dell’Italia.
Una minore crescita della popolazione causa direttamente una crescita economica più lenta. Un tasso di fertilità in calo aumenta anche la percentuale di anziani nella popolazione. In Cina, ad esempio, la percentuale di persone di età pari o superiore a 60 anni è passata dal 6% nel 1970 al 17% oggi e si prevede che raggiungerà un sorprendente 35% in soli 30 anni.
Questa tendenza si tradurrà in un onere notevolmente maggiore sui sistemi pensionistici e sanitari poiché un minor numero di lavoratori fatica a prendersi cura di un numero crescente di pensionati. Con i vecchi che assorbono più risorse e la carenza di giovani lavoratori che richiedono una maggiore spesa in conto capitale per mantenere la produttività, l’attuale era di risparmi in eccesso è probabile che finisca.
È probabile che ciò porti all’inflazione più elevata e ai tassi di interesse reali tipici dell’era precedente al 2000. Ciò sarebbe quasi certamente accompagnato da un ritorno ai livelli medi più bassi dei prezzi delle attività che hanno caratterizzato il XX secolo.
Dal punto di vista ambientale, una popolazione più piccola è esattamente ciò di cui hanno bisogno il clima e la biosfera. Tuttavia, dobbiamo ancora decarbonizzare completamente i sistemi industriali globali e ridurre la CO2 nell’atmosfera al suo livello preindustriale di 280 parti per milione dal suo probabile picco futuro di oltre 550 parti.
Per raggiungere questo obiettivo sarà necessaria ogni innovazione biologica e meccanica di cui siamo capaci. Sfortunatamente, la minore crescita economica causata da una popolazione in contrazione e invecchiamento può indebolire non solo l’innovazione e gli investimenti necessari, ma anche la determinazione a farlo. Avrà bisogno di un notevole incoraggiamento fiscale e normativo per portare a termine il lavoro.
L’aspetto più spaventoso di questo Baby Bust è che non ha a che fare con una scelta ma con un effetto involontario di alcune variazioni socio-culturali-economiche. I cambiamenti sociali, in particolare l’emancipazione femminile e le limitazioni economiche contribuiscono al calo del tasso di natalità.
Ma la nostra capacità effettiva di avere figli è in forte calo, come evidenziato da uno scioccante calo del 50% del numero di spermatozoi dal 1970 e da un altrettanto rapido aumento dei tassi di aborto corretti per età.
La causa più probabile di ciò è l’effetto di alcuni disturbatori del sistema endocrino nel nostro corpo dovuto a sostanze tossiche ambientali.
L’infertilità sta cominciando a crescere rapidamente e, in combinazione con l’aumentare dell’età in cui le donne nei paesi sviluppati stanno avendo figli, sta portando a maggiori difficoltà di concepimento.
Le decine di migliaia di composti chimici organici artificiali che utilizziamo nella vita di tutti i giorni contribuiscono senza dubbio a questi effetti. Gli effetti nocivi sulla salute di alcuni, come il bisfenolo A, gli ftalati e i composti perfluorurati, sono già ben noti. Sono necessarie ulteriori ricerche per scoprire altri colpevoli.
Mentre gli Stati Uniti hanno vietato solo 11 sostanze nei cosmetici, l’UE ne proibisce più di mille. Infine, sarà necessario un cambiamento completo nel nostro atteggiamento nei confronti della regolamentazione, compresa la prevenzione della “sostituzione deplorevole” che sostituisce le sostanze chimiche vietate con i loro parenti chimicamente simili e altrettanto pericolosi.
Gli interferenti del sistema endocrino noti devono essere completamente vietati e sono necessarie normative molto più rigorose per sorvegliare le nuove sostanze chimiche che vengono sviluppate, per garantire che siano sicure prima di essere immesse sul mercato.
Come abbiamo fatto con la benzina e la vernice al piombo, stiamo avvelenando noi stessi e il nostro ambiente. Dobbiamo fermarci adesso per proteggere sia la nostra salute che il nostro benessere economico. Siamo in un baby bust globale di proporzioni senza precedenti. È tutt’altro che finita e le sue implicazioni sono gravemente sottostimate e non riguardano solo gli aspetti psicologici ma anche sociali e culturali.
I bambini, spesso unici e desiderati per anni, sono ancora più investiti di un ruolo centrale all’interno della famiglia. Non a caso si spende di più per loro, si creano ambienti e situazioni che li valorizzino al massimo e promuovano possibili talenti o capacità, il tutto in una società che, una volta cresciuti, non potrà mantenere tutte le promesse e gli investimenti genitoriali.
Sono molto riflessioni che riguardano questo ambito e che naturalmente toccano anche i temi dei nuovi percorsi nascita legati all’infertilità (maternità surrogata, fecondazione eterologa, età..) e agli aspetti psicologici che comportano.
Tratto da un articolo del Financial Times.
Tradotto e integrato da Marcello Florita, psicoterapeuta e psicoanalista SIPRe, referente Area Perinatale e direttore scientifico del Corso di Psicologia Perinatale e care.