Covid-19 e Gravidanza: esistono rischi di una trasmissione verticale del Virus? Forse sì!

Covid-19 e Gravidanza, esistono veramente dei rischi di una trasmissione verticale?

Insieme all’Area Perinatale SIPRe (Società Italiana di Psicoanalisi della relazione), di cui è referente lo psicoanalista e psicologo perinatale Marcello Florita, stiamo riflettendo da tempo sul Coronavirus e sulle implicazioni nel periodo perinatale. Abbiamo organizzato vari Webinar sul tema e con il tempo è stato sempre più evidente come in questo ambito non esistano certezze. Perfino un dato che sembrava certo, come la NON trasmissione verticale del virus in gravidanza sembra essere messo in discussione.

Infatti, secondo uno studio di Weatherbee, BAT, et al del 5 agosto 2020, i geni che si ritiene abbiano un ruolo nel modo in cui il virus SARS-CoV-2 infetta le nostre cellule sono stati trovati attivi negli embrioni già durante la seconda settimana di gravidanza, affermano gli scienziati dell’Università di Cambridge e del California Institute of Tecnologia (Caltech).

I ricercatori affermano che ciò potrebbe significare che, se la madre si ammala, anche gli embrioni sono suscettibili al COVID-19.

Inizialmente si pensava che questo virus causasse solo malattie respiratorie, con il tempo si è compreso che in realtà colpisce anche molti altri organi. Inoltre l’età avanzata e l’obesità sono fattori di rischio per ulteriori complicazioni. Quando parliamo degli effetti sulla salute del feto e sulla gravidanza del SARS-CoV-2 rimangono ancora tanti dubbi, sebbene è un’evidenza empirica che i bambini hanno dei fattori protettivi intrinsechi al virus (come segnalato anche in questo articolo).

Per esaminare i rischi, un team di ricercatori ha utilizzato la tecnologia sviluppata dalla professoressa Magdalena Zernicka-Goetz dell’Università di Cambridge per coltivare embrioni umani osservando quelli nello stadio in cui normalmente vengono impianti nel corpo della madre. L’obiettivo era quello di osservare l’attività – o “espressione” – di geni chiave del SARS-CoV-2 nell’embrione. Le loro scoperte sono state pubblicate oggi sulla rivista Open Biology della Royal Society.

Sulla superficie del virus SARS-CoV-2 sono presenti grandi proteine ​​”spike”. Le proteine ​​Spike si legano all’ACE2, un recettore proteico presente sulla superficie delle cellule del nostro corpo. Sia la proteina che l’ACE2 vengono quindi scisse, permettendo al materiale genetico del virus di entrare nella cellula ospite. Il virus manipola la cellula ospite per introdursi, replicarsi e diffondersi.

I ricercatori hanno trovato negli embrioni dei geni ACE2, che forniscono il codice genetico per il recettore SARS-CoV-2, e TMPRSS2, che fornisce il codice per una molecola che divide sia la proteina virale che il recettore ACE2, favorendo l’infezione. Questi geni sono stati espressi durante le fasi chiave dello sviluppo dell’embrione e in alcune parti dell’embrione che si sviluppano in tessuti che interagiscono con l’afflusso di sangue materno. L’espressione genica richiede che il codice DNA sia prima copiato in un messaggio RNA, che comporta la sintesi della proteina codificata.

La professoressa Magdalena Zernicka-Goetz, dell’Università di Cambridge e Caltech, ha dichiarato: “Il nostro lavoro suggerisce che l’embrione umano potrebbe essere suscettibile al COVID-19 già dalla seconda settimana di gravidanza se la madre si ammala“.

“Per sapere se questo potrebbe davvero accadere, ora diventa molto importante sapere se le proteine ​​ACE2 e TMPRSS2 sono prodotte e posizionate correttamente sulle superfici cellulari. Se si stanno svolgendo anche questi passaggi successivi, è possibile che il virus possa essere trasmesso dalla madre e infettare le cellule dell’embrione “.

Il professor David Glover, anch’egli di Cambridge e Caltech, ha aggiunto: “I geni che codificano per le proteine ​​che rendono le cellule sensibili alle infezioni da questo nuovo coronavirus si esprimono molto presto nello sviluppo dell’embrione. Questa è una fase importante per l’embrione perchè è in quel momento che si impianta e cresce. L’ipotesi è che il COVID-19 potrebbe influenzare la capacità dell’embrione di impiantarsi correttamente nell’utero o potrebbe avere implicazioni per la futura salute del feto. “

Il team afferma che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio il rischio. Tuttavia, affermano che, dati questi risultati, le donne che pianificano una gravidanza cerchino di ridurre ugualmente il rischio di infezione.

Non vogliamo che le donne siano indebitamente preoccupate, ma rafforzano questi risultati rafforzano l’importanza di fare tutto il possibile per ridurre al minimo il rischio di infezione“, ha affermato Bailey Weatherbee, dottoranda presso l’Università di Cambridge.

In conclusione, questo come altri studi ci raccontano il clima di grande incertezza nel quale si sta muovendo la scienza, perchè uno dei pochi pilastri che avevano (la non trasmissibilità del virus in gravidanza) è anch’esso messo in discussione da questo studio.

Rimangono attuali e fondamentali, tutte le riflessioni che riguardano i risvolti psicologici di questa pandemia che sia come effetto primario che per gli effetti secondari comporta un bel po’ di disagi in epoca pre e post-natale.

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Reference
Weatherbee, BAT, et al. Expression of SARS-CoV-2 receptor ACE2 and the protease TMPRSS2 suggests susceptibility of the human embryo in the first trimester. Open Biology; 5 Aug 2020; DOI: 10.1098/rsob.200162

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