Nuove evidenze scientifiche sui ruoli genitoriali: “mamme, lasciate che i papà facciano i papà”

Secondo nuove ricerche le prese in giro scherzose ed i giochi scatenati aiutano i bambini nel loro sviluppo

Ci si chiede spesso quali siano le specificità dell’apporto dei genitori ed i loro diversi ruoli nello sviluppo dei bambini: questa tematica è attualmente al centro delle ricerca scientifica che sta generando numerosi studi per ottenere nuove risposte.

Le misure standard per la valutazione del legame genitore-figlio generano spesso bassi punteggi per i padri, poiché sono tarate su un modello materno di genitorialità.

La dottoressa Kerns, ricercatrice e studiosa di genitorialità, sta sviluppando nuovi metodi per documentare il “fattore padre” al fine di comprendere la grande discrepanza tra i punteggi delle scale e il grado di soddisfazione dei figli.

La ricerca ci mostra come la spontaneità dei genitori nel giocare coi propri figli sia una risorsa da valorizzare; persino le modalità di gioco dei padri, che talvolta possono apparire irruenti alle stesse mamme e destare in loro preoccupazione, riescono talvolta ad avere un effetto calmante sui bambini quando si trovano in stati emotivi negativi (quali il pianto o l’agitazione).

La capacità di stabilire dei legami stretti e fiduciosi con i genitori nelle prime fasi della vita predice la qualità delle future amicizie del bambino, delle sue abilità sociali e delle sue relazioni sentimentali. I genitori svolgono una funzione di base sicura per l’esplorazione e per l’assunzione di rischi e forniscono un paradiso sicuro nei momenti di difficoltà del bambino.
Ciò nonostante molte delle valutazioni standard che gli scienziati hanno utilizzato per analizzare il legame genitore-bambino hanno sottovalutato l’importanza dell’esplorazione e dell’assunzione di rischi e non sono riusciti a cogliere il ruolo che i genitori hanno nell’incoraggiarla.

Durante queste ricerche si è notato che i padri riescono a calmare i loro figli con modalità bizzare o inaspettate. Quando un bambino in età prescolare si è stancato e ha cominciato a piangere, suo padre l’ha capovolto a testa in giù in una verticale a mezz’aria. Un altro padre ha coinvolto suo figlio nel gioco gridando con finto dolore “Oh, che male!”, mentre il bambino gli stava facendo una finta iniezione nel braccio con una siringa-giocattolo.

Sia gli uomini che le donne hanno una risposta ormonale quando diventano genitori, caratterizzata in parte da un aumento dell’ossitocina, un neuropeptide che favorisce legami e fiducia.
La ricerca mostra come l’ossitocina sia collegata a differenti risposte nei cervelli dei nuovi padri e delle nuove madri. Nelle donne è associata con l’attivazione di regioni cerebrali localizzate nell’amigdala e che esprimono le emozioni. Negli uomini è associata con un’aumentata attività nelle regioni della corteccia associate alla pianificazione e alla mentalizzazione (o comprensione dei punti di vista altrui).

I nuovi genitori manifestano anche delle differenze nei comportamenti di vicinanza.
Secondo uno studio del 2013 su Attachment & Human Development, su 100 mamme e papà che interagivano individualmente con i loro neonati di 5 mesi, le mamme tendevano a guardare negli occhi i loro bambini, mimare i balbettii e toccarli con affetto mentre i padri erano più propensi a stimolare i bambini, facendoli ridere o incoraggiandoli ad esplorare.

Ovviamente, entrambi i sessi possono instaurare entrambi i tipi d’interazione. I cervelli di padri omosessuali, che hanno un ruolo guida primario per i loro bambini, mostrano la stessa attivazione delle mamme dei circuiti della genitorialità basati sull’amigdala (studio del 2014 guidato da Ruth Feldman, neuroscienziata e psicologa della Bar-Ilan University). Sembrerebbe dunque che i circuiti della genitorialità possano essere sviluppati da chiunque abbia un ruolo guida nella cura di un bambino.

I genitori possono stabilire delle forme intense di attaccamento con i bambini utilizzando entrambi i tipi di comportamento. Questo processo dipende anche dalla sincronia – cioè il grado in cui le interazioni sono al momento giusto, reciproche e piacevoli, sia per il genitore che per il bambino.

Il motivo per il quale i padri risultano sempre bassi nelle scale sulla genitorialità è che i criteri usualmente utilizzati sono stati testati prevalentemente sulle mamme, e funzionano meglio nell’identificare i comportamenti calmanti e confortanti (più comuni nelle mamme). Questo anche perché, in parte, è difficile coinvolgere i padri negli studi di laboratorio, afferma Natasha Cabrera, professoressa di sviluppo umano della University of Maryland a College Park e ricercatrice leader nel settore. Tendono a lavorare fino a tardi, ad avere meno probabilità di vivere coi propri bambini e ad essere più riservati riguardo alla propria genitorialità. La dottoressa Cabrera ha una volta impiegato ben tre anni per reclutare 50 padri che volessero partecipare ad uno studio.

I criteri per una buona genitorialità non sono sempre equivalenti per le mamme e per i papà. Per esempio, l’“intrusività” – come l’interrompere il gioco del bambino o scegliere un gioco anziché far decidere al bambino – viene considerato un atteggiamento negativo. I bambini tendono effettivamente a reagire negativamente quando le mamme sono intrusive ma “quando i papà sono intrusivi, i bambini non sono cosi infelici” dice la dottoressa Cabrera, che afferma inoltre: “se il papà è felice e il bambino è felice, non è intrusivo”.

I ricercatori stanno testando un nuovo assessment adatto ai padri chiamato “il compito delle risate”: i ricercatori lasciano il genitore ed il bambino da soli in un laboratorio senza giocattoli per due o più minuti e chiedono al genitore di fare ridere il bambino.

Un papà ha strappato un tappeto da terra e se lo è messo in testa, afferma Jean-François Bureau (professore associato di psicologia nell’università di Ottawa in Canada e autore principale di uno studio del 2014 in cui 107 genitori si sottoponevano al “compito delle risate”). Altri rincorrevano i propri bambini per tutta la stanza o facevano delle facce buffe. Quando i bambini giocano con i padri diventano più eccitati e mostrano uno spettro più ampio di emozioni rispetto al gioco con le madri.

Questo è il terreno in cui i bambini imparano a controllare se stessi se si eccitano o rimangono turbati”, dice il Dott. Bureau. “Un parametro di riferimento per una paternità ottimale potrebbe essere la capacità di mantenere la sensibilità ed un rapporto emotivo durante i giochi turbolenti” dice.

Non tutti i padri erano bravi in questo compito. Alcuni spaventavano e turbavano i propri bambini mimando delle voci da mostro. I genitori che non sono sensibili durante il gioco possono interferire con la capacità del bambino di stabilire l’attaccamento, favorendo paura ed insicurezza. Le mamme erano invece più tese per la mancanza di giocattoli, ma erano altrettanto capaci quanto i padri di far divertire i bimbi, e avevano maggior probabilità dei padri di stabilire allo stesso tempo sincronia.

Gli scherzi giocosi enfatizzati sono tra i segni distintivi dei legami paterni” dice l’autore principale Sheila Anderson, che è ora assistente professore degli studi sul bambino e sulla famiglia presso la Weber State University a Ogden, Utah.

I ricercatori hanno codificato 428 videoregistrazioni di padri che utilizzavano dei giocattoli a scelta per giocare con i propri bambini dall’1 ai 3 anni su una coperta.

I papà nello studio adoperavano spesso nuovi modi per incoraggiare i propri bambini. Un padre stava tenendo il proprio bimbo di un anno sulle ginocchia quando il bambino ha iniziato a sentirsi frustrato nel risolvere un puzzle: il padre si è allora chinato e ha strofinato il collo del bambino con il mento. “Il bambino si è messo a ridere, si è calmato, è tornato al puzzle e lo ha risolto” afferma la dottoressa Anderson.

I ricercatori hanno considerato i risultati per aggiungere nuovi criteri ad una checklist per valutare la genitorialità, inclusi i comportamenti giocosi del “far finta”, il produrre effetti sonori o comportarsi in modi sorprendenti per incoraggiare i bambini a provare nuovi giocattoli.

Tratto da: “Moms, Let Dad be Dad” di Sue Shellenbarger

A cura di: Martina Trinchieri

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